La pittura in Emilia e in Romagna. Il Cinquecento. Tomo II

Gli ultimi fasti degli antichi ducati, l'abbraccio morbido di Correggio e le ansie nervose di Parmigianino, estri imprevedibili nelle piccole corti padane e verso i litorali romagnoli, intrecci complessi di arte, letteratura, intellettualismo e abbandono sensuale. L'arte del pieno e del tardo Rinascimento nelle province emiliane si distende in una geografia culturale di affascinante ricchezza, esplorata da un gruppo di specialisti sotto la curatela di Vera Fortunati. Il presenta volume fa parte degli approfondimenti regionali sollecitati dalla impresa della Pittura in Italia, e costituisce il secondo tomo dell'analisi dell'evoluzione pittorica emiliana e romagnola durante il Cinquecento: il tomo precedente, prevalentemente dedicato a Bologna, aveva già presentato alcuni dei temi iconografici, devozionali e di collezionismo che trovano ora un ulteriore approfondimento. Il "romanzo polifonico tra Riforma e Controriforma" (o, in altri termini, tra Ariosto e Tasso) si arricchisce di voci nuove: ora distese in accordi solari, ora dissonanti, imprevedibili: alle nobili impaginazioni estensi di Dosso Dossi si contrappone il guizzo di Lelio Orsi da Novellara; alle armonie veneteggianti di inizio secolo la vivacità decorativa e la fantasia di Nicolò dell'Abate e del Bertoja. Su tutto, le proposte straordinarie venute da Parma, destinate a diventare radice saldissima per i futuri slanci dell'arte barocca. Un percorso di sostenuta intensità espressiva, che mentre rispecchia le linee culturali comuni all'Europa cinquecentesca sottolinea d'altra parte la grande vivacità delle corti signorili e dei centri provinciali emiliani, capaci di mantenere e anzi di approfondire una distinta originalità.